299 paragrafi divisi in nove capitoli. È un testo molto ricco quello che compone «Christus vivit», l’esortazione apostolica che Papa Francesco ha indirizzato «ai giovani e a tutto il popolo di Dio». Il documento, firmato in occasione della recente visita pontificia a Loreto e diffuso il 2 aprile, anniversario della «nascita al cielo» di San Giovanni Paolo II, riassume un percorso iniziato nell’ottobre 2016, quando Francesco indisse un Sinodo dei Vescovi sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».
Francesco ha voluto dare a questo documento il carattere di una «lettera», quasi a indicare la volontà di rivolgersi personalmente a ciascun giovane. Come ha ricordato il card. Baldisseri, segretario generale della Segreteria del Sinodo, «il Papa si rivolge direttamente a loro, i giovani, dando a ciascuno del “tu”. È uno stile fatto di prossimità, franchezza, semplicità, tenerezza e simpatia». A questi inviti personali, il testo alterna diverse esortazioni di carattere pastorale.
Il testo
Dopo due capitoli «pasquali» dedicati a un inquadramento teologico e biblico, nel terzo capitolo il documento entra nel merito del rapporto tra le giovani generazioni e alcuni temi oggi particolarmente rilevanti: l’ambiente digitale, le migrazioni, l’annosa questione degli abusi.
Al quarto capitolo è dedicato l’annuncio di «tre verità» pasquali, quasi a voler ricordare a ciascun giovane il fondamento reale e gioioso della fede cristiana: «Dio ti ama», «Cristo ti salva» ed «Egli vive».
Il quinto è il capitolo dedicato più esplicitamente ai giovani stessi. Nei suoi paragrafi il Pontefice ripercorre i discorsi rivolti ai giovani incontrati in occasione delle GMG di Cracovia e di Panama, oltre all’incontro con i giovani italiani dell’estate 2018: «Non osservate la vita dal balcone – scrive Papa Francesco al n. 143 –: non confondete la felicità con un divano e non passate tutta la vostra vita davanti a uno schermo. Fatevi sentire! Vivete!»
Il capitolo sesto affronta le tematiche legate al dialogo intergenerazionale. Il Papa ricorda l’importanza di «avere radici forti che aiutino a stare bene in piedi». Il rapporto tra generazioni viene inteso come la possibilità di portare un arricchimento alla cultura e alla società create da chi oggi non è più giovanissimo.
Il settimo capitolo è dedicato alle pratiche pastorali. Richiamando la conversione a uno «stile sinodale», il Santo Padre traccia alcune «linee d’azione» basate sulla condivisione di spazi e tempi. Non manca un richiamo alla pastorale delle istituzioni educative, in cui si incoraggiano tali istituzioni a rinnovare i propri metodi di annuncio. Sotto i riflettori anche temi e ambiti particolarmente sensibili alle nuove generazioni: lo sport, la musica, l’ambiente.
Il documento si chiude con due capitoli dedicati alla vocazione – intesa in senso ampio, non soltanto come «scelta di vita» – e alla fondamentale importanza del «discernimento accompagnato», un percorso per «lasciarsi trasformare da Cristo», divenendo così «uno strumento di impegno forte per seguire il Signore».
Articolo tratto da “La Vita Cattolica” di mercoledì 17 aprile 2019.
Sul numero de “La Vita Cattolica” del 17 aprile si può leggere anche una intervista a tre giovani – Emanuele, Simone e Nicole -, nella quale essi offrono alcune riflessioni nate dalla lettura di Christus Vivit.
Segui l'Ufficio di PG sui social