Sesta tappa dell’itinerario digitale di avvicinamento alla GMG di Cracovia, curato da don Maurizio Michelutti. Si parla della terza beatitudine scelta da Francesco, che contraddistingue la GMG stessa: Beati i misericordiosi, perché troveranno Misericordia.
La misericordia nella Bibbia. L’Antico Testamento per parlare di misericordi usa vari termini: hèsed: esprime la instancabile fedeltà di Dio nei confronti dell’uomo, fosse lontano da lui mille miglia. Dio ama di amore eterno; rahàmin: sono le “viscere materne” (utero materno) che fremono per i propri figli in pericolo o per la gioia di averli generati alla vita. Dio è anche madre, ama come una madre: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Isaia 49,15). La misericordia è quindi «concretezza di un amore ce è fedele, gratuito e sa perdonare…Nonostante l’atteggiamento sbagliato del figlio, che meriterebbe una punizione, l’amore misericordioso di Dio, amore paterno e materno insieme, è fedele e perdona sempre un figlio pentito» (Papa Francesco, Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù 2016, dal Vaticano, Roma 15 agosto 2015).
Nel Nuovo Testamento il termine più usato è il termine greco èleos: questo termine esprime il piegarsi di Gesù sulle ferite e sofferenze umane, è il suo mostrare compassione per ogni uomo, soprattutto per quelli che vivono nelle periferie esistenziali, è il porsi accanto a chi ha bisogno di guarigione, di perdono, di speranza, di amore: «Tutto in Gesù parla di misericordia. Anzi, Egli stesso è la misericordia». (Papa Francesco, Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù 2016, dal Vaticano, Roma 15 agosto 2015).
La misericordia di Dio è dunque molto concreta e anche difficile da vivere in certi momenti: basti pensare che ci chiederebbe addirittura di “perdonare i nemici”! Tuttavia con Gesù tutto è possibile: diventa possibile aprire il cuore con umiltà e trasparenza nella certezza che prima ancora di andare alla ricerca di Gesù e della sua misericordia, Lui è già alla ricerca di ciascuno di noi, perché «noi lo cerchiamo, ma Lui ci anticipa sempre, ci cerca da sempre, e ci trova per primo. Non temete! Lui vi aspetta! Ci aspetta sempre! (Papa Francesco, Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù 2016, dal Vaticano, Roma 15 agosto 2015).
Una misericordia del cuore e una misericordia delle mani. Gesù è il volto misericordioso del Padre, cioè riflette la misericordia di Dio verso i peccatori, prova compassione e tenerezza per le sofferenze e i bisogni dell’uomo, accoglie anche chi si è staccato e allontanato da Lui, pur di fargli riassaporare la forza dell’amore che perdona e che rinnova la vita. Gesù per farci provare la sua misericordia usa cuore e mani: perdona le nostre infedeltà facendosi accanto alla nostra piccolezza e fragilità (questione di cuore!) tocca i malati e li guarisce, li fa rinascere (questione di mani!). Usa cuore e mani e ci invita fare altrettanto con gli altri, visto che ci ha usato misericordia e ci ha perdonati. Gesù ci dona con la sua misericordia e il suo perdono un cuore che ci fa aprire le nostre mani, non per colpire con violenza gli altri ma per accarezzare il loro viso segnato dalle ferite della vita; ci dona un cuore che ci fa aprire le nostre mani per accarezzare, per toccare la sofferenza e il peccato dell’altro, non per condannarlo ma per sanarlo, guarirlo; ci dona un cuore che ci fa aprire le mani per agire con amore verso gli altri attraverso le opere di misericordia corporali e spirituali. Gesù, come il Padre, prova gioia nell’avere misericordia, nell’avere compassione dell’uomo ferito dal male fisico e spirituale (il peccato), facendo sua l’espressione biblica “Misericordia io voglio e non sacrificio. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,13). Gesù è alla ricerca continua di chi si è smarrito: teme di perdere per sempre l’uomo; ha paura che l’uomo, che Lui ama infinitamente e per il quale ha donato la sua stessa vita, possa entrare nel buio della notte del peccato. Questa paura di perderci spinge Gesù alla ricerca di ciascuno di noi e fa sbocciare nel suo cuore la speranza di poterci convincere, attraverso la sua misericordia, a ritrovare la strada del ritorno a Lui, sorgente di vita e di felicità autentica. Perdonati e riconciliati da Lui riscopriremo che «la misericordia verso l’infedeltà del popolo, la hèsed, è il tratto più saliente del Dio dell’Alleanza” e che “essere misericordiosi appare così, per la creatura, un aspetto essenziale del suo essere a immagine e somiglianza di Dio» (Raniero Cantalamessa, Le Beatitudini evangeliche. Otto gradini verso la felicità, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2008, p. 71).
Qualche domanda per la riflessione personale o di gruppo…
Gesù ci dona con la sua misericordia e il suo perdono un cuore che ci fa aprire le nostre mani non per colpire con violenza gli altri ma per accarezzare il loro viso segnato dalle ferite della vita: usiamo il cuore e le mani per essere misericordiosi verso gli altri come il Padre è misericordioso verso di noi? Cosa proviamo nel nostro cuore di fronte a chi sbaglia o a chi ci offende? Riusciamo ad avere nel nostro cuore un po’ di pazienza per agire con misericordia verso gli altri, nonostante i loro difetti o le offese che arrecano alla nostra persona? Quali sono gli ostacoli che portiamo dentro di noi e che ci impediscono a vivere in modo misericordioso?
Papa Francesco nel Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù 2016 del 15 agosto 2015 ha scritto che «la misericordia di Dio è molto concreta e tutti siamo chiamati a farne esperienza in prima persona». Raccontando poi un’esperienza di confessione che ha fatto all’età di 17 anni, chiede a tutti noi: «E tu, caro giovane, cara giovane, hai mai sentito posare su di te questo sguardo d’amore infinito, che al di là di tutti i tuoi peccati, limiti, fallimenti, continua a fidarsi di te e guardare la tua esistenza con speranza? Sei consapevole del valore che hai al cospetto di un Dio che per amore ti ha dato tutto? Come ci insegna san Paolo, «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5, 8): ma capiamo davvero la forza di queste parole?».
Papa Francesco conclude il secondo punto del Messaggio per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù 2016 così: «So quanto è cara a tutti voi la croce delle GMG – dono di san Giovanni Paolo II – che fin dal 1984 accompagna tutti i vostri Incontri mondiali. Quanti cambiamenti, quante conversioni vere e proprie sono scaturite nella vita di tanti giovani dall’incontro con questa croce spoglia!». In effetti la più grande espressione della misericordia di Gesù è proprio la croce dove lo stesso Gesù dona tutto se stesso per perdonare i nostri peccati: la croce ci dice la misura dell’amore di Dio che è un amore senza misura nei confronti dell’umanità: «nella croce possiamo toccare la misericordia di Dio e lasciarci toccare dalla sua stessa misericordia!». Una misericordia che Gesù riserva al ladrone pentito appeso in croce accanto a Lui il quale, a differenza dell’altro ladrone presuntuoso e che non si riconosce peccatore e deride Gesù, riconosce di aver sbagliato e chiede perdono di Gesù così: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. La risposta piena di misericordia di Gesù è notissima: “Oggi con me sarai nel paradiso” (cfr Lc 23, 32.39-43). Gesù, che ha dato la vita per noi sulla croce, è amore incondizionato, è la possibilità reale di trovare sulla croce l’abbraccio della sua misericordia che produce sempre in noi la reale possibilità di ricominciare. E allora: da dove viene questa forza straordinaria della croce? Con quale dei due ci identifichiamo? Con colui che è presuntuoso e non riconosce i propri sbagli? Oppure con l’altro, che si riconosce bisognoso della misericordia divina e la implora con tutto il cuore?
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